lunedì, febbraio 19, 2007

Dylan Dog, l'indagatore dell'incubo

Quando nel lontano 1986 Tiziano Sclavi ideò il personaggio di Dylan Dog di certo non poteva immaginare che stava per creare il fumetto di maggiore successo degli ultimi 20 anni. Già perché questo fumetto, che avrebbe dovuto essere il primo del genere horror in Italia, in realtà appassiona moltissimi lettori, di tutte le età, e soprattutto coloro che nei confronti del genere horror nutrono una certa avversione. Fenomeno di massa o fenomeno culturale? Leggendo con attenzione queste le storie che animano ogni uscita saltano subito alla luce gli elementi vincenti di questo fumetto. A cominciare dal suo protagonista.

Dylan Dog è un personaggio piuttosto singolare, come singolare è la sua professione. Indagatore dell’incubo, ovvero un investigatore privato che va a caccia di mostri, vampiri, fantasmi e creature dell’oltretomba. Ora, parlando di un tipo del genere, ci si aspetta di trovarsi di fronte il più classico degli “eroi”, coraggioso, intrepido, integerrimo e senza macchia. Invece Dylan Dog è un “eroe umanizzato”, molto lontano dall’essere intrepido, coraggioso e irreprensibile. Poco più che trentenne, con un passato misterioso alle spalle (ex agente di polizia ed ex alcolizzato), Dylan è affetto da molte paranoie: è clautrofobico, ha paura di volare e dei serpenti, è vegetariano, veste sempre allo stesso modo, è un convinto animalista, ama suonare il clarinetto, i suoi gusti alimentari non vanno al di là di una pizza e da una vita tenta di costruire un modellino di galeone che probabilmente non finirà mai. La sua casa è un accozzaglia di cimeli e cianfrusaglie degni di un qualunque museo dell'orrore ed il campanello, anziché trillare come quello di chiunque, produce un suono uguale ad un grido. Come investigatore poi non è neppure così bravo: molti dei suoi casi restano irrisolti, ed il più delle volte le sue paure ed insicurezze finiscono per ostacolarlo. Ma soprattutto lui non crede né ai mostri né ai fantasmi, anzi è il primo a prendere in giro i suoi stessi clienti. Un paradosso, è vero, ma se ci si riflette bene non è proprio così. Già perché i mostri non sono altro che metafore di quelli che sono i mali che affliggono la nostra odierna società, come l’indifferenza, l’egoismo, l’insensibilità, la solitudine, l’odio e l’incapacità di trovare un senso alla vita. Tutte caratteristiche che ancora di più vengono accentuate da una Londra tanto bella quanto frenetica. Questi sono i veri mostri contro cui Dylan combatte e contro cui ognuno di noi si scontra ogni giorno. Contrapposto a tutto questo odio vi è l’amore, quello di Dylan nei confronti delle tantissime donne protagoniste delle sue storie. Dylan infatti è piuttosto sensibile al fascino femminile e perde facilmente la testa per le sue stesse clienti. Non si deve pensare ad un play boy in bello stile: Dylan si innamora sul serio ed il più delle volte ha chiesto alla donna amata di sposarlo. Ma ogni storia finisce a pagina 98, e nel numero successivo si ricomincia daccapo, come se ci trovassimo di fronte ad una storia nuova, priva di tempo...

Come tutti gli “eroi” è accompagnato da un assistente, Groucho, il cui personaggio è l’esatta copia di Groucho Marx. Un assistente singolare come il suo padrone: distratto e troppo impegnato nelle sue battute dall’umorismo molto inglese che il più delle volte atterriscono i clienti fino a farli scappare. Una spalla poco discreta e fin troppo invadente, che è però riuscita a creare un suo stile umoristico a cui molti si rifanno. Molto importante è la figura dell’ispettore di Scotland Yard Blooch, grande amico di Dylan e prossimo alla pensione che non arriverà mai! Blooch è un uomo non più giovanissimo, troppo debole di stomaco di fronte alla visione dei copri dilaniati che spesso deve assistere… E poi ci sono quelle figure che si ripropongono in certi numeri, come Morgana, il grande amore di Dylan, o come Xarabas, che alcuni hanno azzardato potrebbe rappresentare il padre misterioso di Dylan. E poi tutte le innumerevoli fidanzate di cui abbiamo già parlato.

Le storie sono curate fin nei minimi dettagli da Tiziano Sclavi. Lo stesso Sclavi, che con Dylan Dog ha creato il suo alter ego, fino a qualche tempo fa era lo sceneggiatore unico. Oggi si limita a supervisionare tutte le sceneggiature che non devono mancare degli elementi contraddistintivi: mistero, suspance, moltissime citazioni (cinematografiche, letterarie, poetiche e persino ritrattistiche), e personaggi che il più delle vote prendono l’ispirazione da personaggi già esistenti. Come accade in “L’uomo che visse due volte”, che ripropone lo sdoppiamento tra Mattia Pascal e Adriano di pirandelliana memoria, o come il tizio che impazzisce all’improvviso mentre fa la fila in banca in “Incubo di una notte di mezza estate” e che è l’esatta copia di Michael Duglas in Un giorno di ordinaria follia. Nulla quindi è banale e nulla è lasciata al caso, perché a Sclavi piace mischiare le carte senza però abbandonare il filo conduttore della trama. E soprattutto c’è molto verismo in queste storie, che non sempre si concludono con un lieto fine e che spesso lasciano l’amaro in bocca. Per questo motivo mi sembra assai evidente che più che di fronte ad un fenomeno di massa ci troviamo di fronte ad un vero e proprio fenomeno culturale, capace di elevare il fumetto all’appellativo di “forma d’arte” che spesso, immeritatamente, gli viene negato. Il segreto del successo lo posiamo far risalire proprio all'umanità di Dylan, al suo essere "normale", paranoico e sentimentale, proprio come ognuno di noi.


Dylan Dog, edito dalla Bonelli Editore, è presente in edicola con moltissime uscite: oltre al mensile di storie inedite, esistono ben tre ristampe, un albo gigante, un Almanacco della Paura, uno speciale annuale, e i Superbook, raccolta delle migliori storie uscite nei vari speciali. Tutto materiale preziosissimo per i collezionisti e per gli appassionati.

Tra le storie più belle citiamo “Memorie dall’invisibile”, “Jhonny Freak”, “Finché morte non vi separi” e tantissime altre ancora.


Articolo pubblicato su Mediatroupe




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