lunedì, febbraio 19, 2007

Il Signore degli Anelli

Titolo: Il Signore degli anelli
Autore: J.R.R. Tolkien

Se pensate di conoscere tutto su “Il Signore degli Anelli” solo perché avete visto decine di volte la trilogia cinematografica di Peter Jackson, allora vi sbagliate di grosso perché si può dire che conoscete per meta la metà di questa storia, e per metà di essa nutrite la metà dell’interesse che merita… Questo romanzo, scritto e pubblicato da John Ronald Reuel Tolkien tra il 1954 e il 1955, è considerato non solo il capolavoro assoluto del genere fantasy, ma uno dei capolavori della letteratura mondiale di sempre. Una vicenda molto articolata, intensa, affascinate, travolgente e appassionante che riesce a tenere il lettore sempre attento e vigile, completamente assorbito dal ritmo narrativo, a volte più lento e descrittivo, altre volte più concitato e da brivido.
Tolkien è considerato anche uno dei maggiori studiosi della letteratura anglosassone e medioevale. Affascinato da questo contesto ha deciso di scrivere una storia ambientata in un mondo di pura fantasia, molto simile a quello cavalleresco, e popolato da tante e strane creature: ci sono gli uomini, esseri mortali, attratti dal potere che, tuttavia, finisce per renderli schiavi; ci sono gli elfi, esseri immortali e bellissimi, capaci di comporre versi poetici sublimi e allo stesso tempo di essere valorosi combattenti in battaglia; ci sono i nani, grandi scavatori di miniere e avidi di oro e argento; ed infine ci sono gli Ent, specie di alberi dalle sembianze umane (o uomini dalle sembianze di albero?). Ma per diversi secoli il mondo ha ignorato l’esistenza degli hobbits, i “mezz’uomini”, creature pacifiche e tranquille, che vivevano nella Contea, lontani e disinteressati da tutto ciò che accadeva nel resto della Terra. Eppure saranno proprio loro, gli hobbits, a salvare il mondo dal Male.

Tutta la vicenda ruota attorno ad un anello, un piccolo oggetto capace di conferire a chi lo indossa un enorme potere. L’anello fu costruito per Sauron, signore del male, che lo adoperò per governare il mondo intero, fino a quando lo perse ed egli sembrò addormentarsi per sempre. Ma l’anello brama di tornare al dito del suo padrone ed il male si risveglia. L’anello vive di vita propria, induce gli uomini in tentazione, confonde le loro menti, annulla la loro volontà e fa dimenticare loro ogni contatto con la vita reale. Sarà Frodo Baggins, un hobbit, incaricato di riportare l’anello a Mordor, luogo in cui fu costruito, e distruggerlo per sempre. L’impresa pare delle più ardue: partito con una compagnia di 9 elementi, dovrà affrontare migliaia di pericoli e agguati. Braccato dai Nazgul (cavalieri neri schiavi di Sauron), tra mille peripezie, tradimenti, divisioni, perdite e battaglie, l’impresa sarà compiuta, non senza un finale più che rocambolesco che sembra quasi vanificare tutti gli enormi sforzi compiuti.

Una storia immensa, che ha dell’incredibile, specie se pensiamo all’infinità di personaggi, con le loro enormi stirpi e vicende che si intrecciano, si avvicinano e si allontanano, per poi ricongiungersi nuovamente. Il tutto senza mai cadere in contraddizione, come se la vicenda fosse davvero accaduta e Tolkien fosse un semplice narratore, e non l’architetto e inventore di tutto.

Molti quindi i personaggi che animano la storia, a cominciare dai 9 elementi della Compagnia dell’Anello, formatasi per compiere la difficilissima missione di distruggere l’anello: Frodo, il portatore dell’anello, un hobbit pacifico e tranquillo, improvvisamente investito dalla responsabilità di salvare il mondo; Samvise, servitore di Frodo, compagno fedele fino alla fine e, per molti versi, vero eroe della vicenda; Merry e Pipino, giovani cugini di Frodo che torneranno dalla missione più cresciuti (in tutti i sensi!); Aragorn, discendente diretto di Isildur ed erede al trono di Gondor, consapevole che il suo destino sta per compiersi; Boromir, figlio del sovrintendente di Gondor, uomo forte e coraggioso ma troppo debole per resistere alle tentazioni dell’anello; Legolas, elfo dei boschi, dotato di una vista molto acuta e grande arciere; Gimli il nano, grande maneggiatore di asce; e Gandalf il Grigio, che poi diventa Gandalf il Bianco, uno stregone saggio che sa sempre la cosa giusta da fare. Attorno a loro gravitano centinaia di personaggi le cui vicende sono così profonde e coinvolgenti che si finisce per considerarli come degli amici! Ma il personaggio più emblematico di tutta la vicenda è Gollum, colui che ha tenuto nascosto l’anello per 500 anni e che tenterà di riprendersi il suo “tesoro”. Gollum un tempo era una specie di hobbit di nome Smeagle, la cui vita viene sconvolta dal ritrovamento dell’anello del potere. Da quel momento egli compirà crimini e misfatti, vivrà in luoghi bui e coverà dentro di sé il male, fino a diventarne completamente schiavo. Ma Smeagle, la parte buona, non è del tutto sparita e tornerà spesso a galla, dando vita ad un fantastico dialogo interiore, come quando l’inconscio parla con la coscienza. E la sua fine sarà ancora più emblematica.

Il libro è diviso a sua volta in tre libri: La Compagnia dell’Anello, Le due Torri e Il ritorno del Re. Inoltre, alla fine del libro, si trova un’interessantissima appendice letteraria che spiega un po’ l’origine e la vita delle varie dinastie, fino al raggiungimento dei tempi in cui si svolge la vicenda dell’anello. Tra i momenti narrativi più concitati citiamo l’attraversamento delle Miniere di Moria e la guerra di Condor; tra i momenti più emozionanti la morte di alcuni personaggi che si sono sacrificati per la missione.

Quale è la morale o l’essenza di questo romanzo? Potremmo dire l’eterna lotta tra il Bene e il Male, ma sarebbe un'interpretazione troppo superficiale. C'è una linea sottile che divide il bene dal male e questa linea sottile si chiama "saggezza". Ogni creatura vivente, sia essa anche la più buona, trovandosi di fronte al richiamo del potere, ne viene attratta, fino a diventarne succube. Solo la saggezza tiene gli uomini lontani dal suo richiamo e quindi a rimanere integri.
Ma quello che più colpisce in questo romanzo è l’unione, quel senso di fraternità che unisce creature completamente diverse tra loro, a volte anche i contrasto, che non solo combattono fianco a fianco per lo stesso scopo, ma finiscono per diventare grandi amici.

Articolo pubblicato su Mediatroupe

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1 commenti:

Anonimo ha detto...

di ritorno da un viaggio...
è così che mi sento dopo aver letto la tua recensione.
Non ho mai avuto il coraggio di imbattermi nella lettura di un testo così enorme, ma il trasporto che ha accompagnato la mia visione della trilogia cinematografica l'ho appena rivissuto nel tuo racconto, persino nel gioco delle metà delle metà che fai all'inizio, proprio come bilbo nel discorso agli hobbits il giorno del suo ennesimo compleanno...
come nel film di ozpetek, l'amicizia è il valore che trionfa e viene esaltato, ed è meraviglioso accorgersi che opere tanto diverse e tanto distanti nel tempo siano unite da questo sentimento immenso.