martedì, luglio 22, 2008

Timidezza

A volte mi sento prigioniera. Prigioniera di una enorme maschera che mi avvolge tutta e mi fa apparire al mondo come una persona silenziosa, priva di emozioni e di slanci di qualunque genere, che non ha mai molto da dire, che quando parla balbetta e dice cose ovvie e scontate e che non sembra avere opinioni o pareri sulla maggior parte delle cose del mondo. Mi viene voglia di urlare, di sprigionare tutta la mia energia, di mettermi a battere con violenza contro questa stupida maschera e sfracellarla in mille pezzi, di uscire finalmente allo scoperto e dimostrare al mondo la persona che veramente sono.
E allora tutti capirebbero e saprebbero che anche io ho degli slanci affettivi, che amo, odio, rido, piango, mi arrabbio, mi calmo, urlo, sussurro, mi deprimo, mi rallegro…
E tutti capirebbero e saprebbero che anche io ho delle opinioni su tutte le cose che riguardano il mondo: sulla politica, sulla morale, sul calcio, sul cinema, sulla letteratura, sull’attualità, sulla musica e su tutto ciò per cui si può avere un’opinione. Io ho migliaia di opinioni sepolte, nascoste dentro di me che aspettano solo di essere ascoltate.
E tutti capirebbero e saprebbero che anche io ho delle storie da raccontare: divertenti, tristi, appassionati, vere o false che possano essere, ma sono storie che io conosco e che vorrei solo che qualcuno le ascoltasse.
Ma poi c’è la mia maschera che mi impedisce di fare tutto questo e che continuamente filtra tutte le mie azioni. È come un regime totalitario che si è insediato dentro di me senza che io potessi opporre alcuna resistenza e da allora ogni mia azione viene controllata. Questo regime totalitario ha l’obbligo di annullarmi, di eliminare tutto ciò che di umano c’è in me per farmi apparire la persona più insignificante ed inutile sulla faccia della terra.
E chi vuole la compagnia di una persona insignificante ed inutile?
Ovviamente nessuno.
Chi è talmente masochista da farsi volutamente del male costringendosi a passare del tempo con una persona così problematica come me?
Ovviamente nessuno.
Ed è in questi momenti che mi sento così sola. Sola con me stessa, con la mia inutile personalità contorta e bistrattata, che non è capace di uscirne fuori. Per tutta la vita ho dovuto faticare quattro volte più degli altri per ottenere la metà di quello che ottengono gli altri. Il tutto sempre con frustrazione e fatica, a volte accompagnato da un persistente senso di sconfitta senza rimedio.
Ed è per questo che a scuola studiavo tanto e bene: almeno così qualcuno si sarebbe reso conto della mia esistenza. Ed è per questo che al lavoro cerco sempre di dare il meglio di me: almeno qualcuno si accorge della mia esistenza ed almeno ciò che faccio finisce per essere utile ed a volte anche indispensabile.
Solo così io posso emergere, attraverso la cultura, il sapere, la conoscenza, la competenza, la precisione, l’efficienza. E se per caso in uno di questi aspetti fallisco, ecco che mi sento una persona inutile che non ha alcuno scopo nella vita.
Lo so, sono contorta ed anche un po’ misteriosa. Sono un mistero anche per me stessa, non crediate sia semplice convivere con questo regime totalitario e autarchico. Per fortuna ogni tanto mi viene in soccorso un po’ di autoironia che allevia la mia sofferenza e mi fa apparire meno impersonale ed un po’ simpatica. Ma dove sei oggi autoironia?