mercoledì, febbraio 19, 2014

Mettere un punto ed andare a capo

Ultimamente non ho proprio voglia di fare nulla. Mi sento stanca, come sopraffatta, ed avverto forte il bisogno di riappropriarmi delle funzioni basilari, come alzarsi, fare colazione, fare la spesa al mercato, prepararsi da mangiare, sdraiarsi e leggere un libro, guardare la tv e fare tutte quelle cose che normalmente si fanno quando ci si vuole rilassare.

Si, è questo ciò di cui ho bisogno: rilassarmi. E' un po' come la legge del contrappasso: dato che fino ad oggi mi sono sempre impegnata a  stare in movimento, a trovare il modo di riempire ogni attimo della mia vita con qualcosa da fare, con il panico pronto a sopravanzare in vista di qualche minuti libero, adesso il mio corpo e la mia mente hanno detto basta, hanno tirato i remi in barca ed ora se ne stanno lì, immobili, stanchi  e sfibrati, in attesa che il vento torni a soffiare.

Non ho voglia di fare nulla, neppure di fotografare. Guardo tutta la mia attrezzatura fotografica ben riposta nello zaino e non avverto nessuno stimolo particolare. No, non ho deciso di smettere, per carità, non diciamo baggianate! E' solo che sono stanca di cercare delle occasioni. Se se ne presenteranno, sarò pronta ad accoglierle, ma sono stanca di inseguire ipotesi, idee, possibilità e quant'altro.

Non ho neppure voglia di sfogliare facebook e di leggere tutti i commenti della gente, le loro lamentele, le loro futili questioni sull'attuale situazione politica, sul festival di Sanremo e sugli sprechi. Mi provocano solo reazioni negative: rabbia, nausea, irritazione e voglia di strangolare qualcuno... Basta, c'è bisogno di silenzio, di pace, di serenità.

L'unica cosa che ho voglia di fare è scrivere i miei pensieri sparsi, senza regole, un po' come sto facendo in questo momento, senza avere uno scopo preciso né una direzione. 

Ma magari è solo un periodo un po' così, come spesso si dice. Un periodo di pausa, necessari per mettere un punto e poi ricominciare andando a capo.

giovedì, febbraio 13, 2014

La guerra di Troia - Cap. 13 - Achille e Patroclo

Dopo la furibonda lite con Agamennone, Achille, ferito nell'orgoglio, aveva deciso di ritirarsi. Per quale motivo doveva continuare a combattere una guerra di cui non gli importava praticamente nulla e che tra l'altro aveva come capo supremo un uomo così spregevole, arrogante, presuntuoso ed egocentrico come Agamennone? Basta, fine del discorso. Dopotutto erano loro che avevano bisogno di lui; loro erano venuti a cercarlo; loro lo avevano strappato via alla sua famiglia perché l'oracolo aveva predetto che senza Achille la guerra non sarebbe mai stata vinta. Se desideravano un suo ritorno allora dovevano venire lì a supplicarlo, a chiedergli perdono, a riparare la grave offesa subita e a placare la sua ira.

E allora perché continuava a rimanere nel suo accampamento? Ogni mattina, quando tutti i soldati correvano via ed iniziavano la battaglia, lui rimaneva chiuso al buio nella sua tenda: sentiva le loro voci, le loro grida di battaglia, intuiva le manovre di attacco e di difesa, riusciva anche a capire chi era stato ferito e chi invece non ce l'aveva fatta e tutto questo lo irritava da morire, sentiva la rabbia dentro crescere sempre di più, sentiva l'odio aumentare di minuto in minuto e sentiva le mani prudergli perché  Achille bramava combattere.

A chi vogliamo darla a bere? E' vero che di quella guerra non gliene fregava nulla, ma Achille era nato per combattere e quella era la sua grande occasione, quella che gli avrebbe dato la possibilità di diventare immortale.Lui, che immortale non era, quale altro modo aveva di tramandare il suo nome ai posteri se non grazie alla gloria e alle sue memorabili gesta? Al di là delle parole dell'oracolo, tutti lo sapevano e lui stesso ne era certo: senza di lui la guerra sarebbe stata una disfatta. La gloria era lì, a portata di mano, ma il suo orgoglio, quel maledettissimo orgoglio, lo bloccava, lo teneva fermo.

Per fortuna a consolarlo c'era Patroclo, suo cugino. Patroclo era giovane e bello, e somigliava molto ad Achille: come lui era buono, generoso, sempre a favore dei più deboli e contro i malvagi, ma meno orgoglioso e meno forte. Patroclo sapeva confortare Achille con parole dolci e di stima ed Achille non avrebbe potuto sperare in un compagno migliore. Achille amava Patroclo, non sopportava l'idea che qualcuno potesse fargli del male, tuttavia non riusciva a cedere alle sue parole: "Dimentica tutto e torna a combattere. Lascia perdere Agamennone, mostra a tutti il tuo valore e combatti per te stesso".
No caro Patroclo, tu sei giovane e saggio, ma ci sono offese che non si possono riparare. 

Così Achille passava le sue giornate, a piangere di nascosto come una femminuccia perché voleva combattere ma pretendeva delle scuse. Ma poi accadde l'irreparabile.

Un giorno Patroclo andò da Achille ed in lacrime gli raccontò la brutta piega che stava prendendo la guerra: i troiani, rincuorati dall'assenza di Achille, avanzavano senza paura e uccidevano tanti soldati. Patroclo sapeva che neppure questo avrebbe fatto cambiare idea al cugino, ed è per tale motivo che gli fece una strana proposta. Voleva in prestito la sua armatura in modo da fingersi Achille e spaventare con la sola presenza i nemici. Achille cercò di opporsi, preoccupato per l'incolumità di Patroclo, ma alla fine cedette alle sue suppliche, non prima di averlo sommerso di raccomandazioni.

Il piano funzionò alla perfezione. I troiani, credendo di vedere Achille, scapparono via a gambe levate, senza neppure tentare di combattere, con immensa gioia di  Achille, consolato dall'idea che la sua ipotetica presenza potesse suscitare cotanta paura. Con quell'armatura, forgiata dagli dei, Patroclo si sentiva più forte ed invincibile e, anziché tornare all'accampamento, come stabilito, decise di attaccare. Camminava con passo imperioso e solenne e spazzava via i nemici come fossero delle fastidiose mosche. Nessuno poteva resistere alla sua potenza, l'adrenalina cresceva in lui,  fino a quando si imbatté nel più forte e nel più valoroso principe troiano: Ettore.

Ettore era di gran lunga più forte di Patroclo ma questi, accecato dalla presunzione, non si tirò indietro e lo sfidò a duello. Il principe troiano ebbe la meglio e, credendo di avere ucciso Achille con estrema facilità, cominciò a pregustare l'idea della vittoria finale. Ma non sapeva che in quel momento aveva appena firmato la sua condanna a morte.

martedì, febbraio 11, 2014

Kindle Paperwithe

Se qualche mese fa qualcuno mi avesse detto che un giorno avrei acquistato ed utilizzato con piacere un ebook reader, gli avrei riso fragorosamente in faccia per ore ed ore, sottolineando l'assurdità di tale affermazione.
Eppure oggi quel giorno è arrivato e non rido più, ma sorrido, di soddisfazione.

L'idea è nata la scorsa estate, quando a causa di lavori in casa ho dovuto smantellare la mia libreria. Centinaia di volumi, ammassati negli scaffali, che ho dovuto prima togliere e poi rimettere, non prima di avere eliminato non so quanti chilogrammi di polvere che nel corso degli anni si è intrufolata dappertutto. In quel momento mi sono resa conto di possedere tantissimi libri e che il loro numero era comunque destinato ad aumentare esponenzialmente nel corso degli anni. Di spazio libero ne era rimasto davvero poco. Come fare a gestire questa situazione?

Rinunciare a comprare altri libri non se ne parlava proprio. Ed allora ho cominciato a prendere in considerazione l'idea dell'ebook reader. Fino a quel momento mi avevano spaventato tanti aspetti: rinunciare alla carta, alle copertine rigide, alle pagine da sfogliare, alla consistenza di un volume tenuto tra le mani. E poi, considerato che già passo 8 ore al giorno davanti ad un computer, come potevo sostenere anche una lettura tramite un altro display?

La tecnologia però mi è venuta incontro. I moderni ebook reader cercano di emulare l'effetto della carta il più possibile, con l'ausilio di schermi opachi, non riflettenti e con la possibilità di regolare il contrasto, anche in relazione alle condizioni di luce.
Non è stata una decisione immediata. Mi ci sono voluti mesi durante i quali ho vagliato le varie possibilità. I più accreditati erano i Kindle e i Kobo. Alla fine la scelta è ricaduta sul Kindle Paperwithe, un po' perché pare abbia una qualità di lettura assai più simile alla carta e un po' perché è l'ebook reader preferito di Sheldon Cooper!

Ad un mese di distanza e dopo averci letto 3 libri, posso dire che è stato uno dei miei migliori acquisti degli ultimi 10 anni. Mi sta aiutando a riscoprire il piacere della lettura.
Innanzitutto è molto leggero e compatto, e praticamente vive dentro la mia borsa. Lo porto sempre con me e nei momenti di pausa della giornata ne approfitto sempre per potere leggere. L'idea di potere avere tanti libri tutti dentro un oggetto così piccolo e di scarso ingombro è davvero fantastico. Certo così dovrò rinunciare all'esposizione dei miei volumi nella libreria fisica, e questo in effetti un po' mi manca, ma d'altro canto, visto che non c'era più spazio, al momento questa mi sembra l'alternativa più valida.

Trovo molto comoda la possibilità di regolare la luminosità, in modo da adattarla alle condizioni di luce esterna. Riesco a leggere benissimo sia sotto il sole, sia al buio la sera prima di andare a dormire. La lettura è piacevole, per nulla pesante o stancante, e la possibilità di regolare il carattere (sia le dimensioni che lo stile) è un enorme aiuto. Addio caratteri troppo piccoli ed illeggibili!

La mia versione ha il wi fi integrato (c'è anche la versione con il 3g, o la versione base, senza nessun tipo di collegamento) e posso facilmente caricare nuovi libri anche solo inviando un'e-mail ad un account kindle.com. Per quanto riguarda l'acquisto il Kindle è direttamente collegato ad Amazon e mi permette di consultare i libri disponibili (che hanno un costo nettamente inferiore alla versione cartacea) we di acquistarli immediatamente con un semplice click. Devo fare attenzione perché basta premere un pulsante per errore e rischio di fare acquisti senza volerlo!!!

Tra le varie utility trovo molto interessante il vocabolario che consente di cercare in tempio reale il significato di una parola (che rimane memorizzata nel vocabolario personale); la possibilità di sottolineare delle frasi (e anche queste rimangono memorizzate negli appunti personali) e la possibilità di condividere frasi su facebook o twitter.

La batteria ha una durata straordinaria. Utilizzandolo circa un'ora al giorno, dura 2 settimane e forse anche qualcosina in più.

Che dire di più? Che è l'oggetto ideale per chi ama leggere. Tutto il resto è superfluo.

venerdì, febbraio 07, 2014

Marina Bellezza

Quando due anni fa lessi "Acciaio", libro di esordio della giovane scrittrice Silvia Avallone, ne rimasi piacevolmente stupita. Ciò che avevo apprezzato di più di questa giovane scrittrice era la sua capacità di raccontare la provincia, le zone di periferia, quelle che vivono lontane dai grossi centri abitati. Storie di giovani, con tutta la vita davanti, e di meno giovani con tanti sogni oramai archiviati, ma tutti con un elemento in comune: "Le colpe dei padri ricadono sempre sui figli".
Elementi che ho ritrovato in questo secondo romanzo, che ha avuto anche il merito di essere il mio primo libro letto con un kindle!
Marina Bellezza è una ragazza di 22 anni, alta, con lunghi capelli biondi, consapevolmente bellissima, con una voce da angelo ed un disperato bisogno di attenzioni. Sogna di diventare famosa, sogna il lusso, il benessere, la fama e la ricchezza, ma il suo desiderio più grande è ricevere un complimento da parte dei suoi genitori.Purtroppo nessuno di loro la va a vedere cantare, nessuno di loro si complimenta per i suoi successi, nessuno di loro segue gli sviluppi positivi ed esaltanti della sua carriera, vanificando così tutti gli sforzi. 
Marina è una di quelle ragazze che ami ed odi allo stesso tempo. La odi perché è arrogante, presuntuosa, viziata e con premature manie da star; ma allo stesso tempo la ami, perché è fragile, perché le colpe di chi l'ha messa al mondo le hanno rovinato la vita e perché nonostante tutti i suoi sforzi non avrà mai una vita normale.
Attorno a Marina ruotano altri personaggi, altre vite, altri destini che si incontrano e scontrano per poi separarsi e ricongiungersi.
E' un romanzo molto piacevole da leggere, io ci ho impiegato circa 10 giorni (e solitamente impiego molto più tempo a finire un libro), la storia è avvincente, il ritmo narrativo è di quelli che ti fa venire la curiosità di andare sempre avanti, ma non è paragonabile ad Acciaio. Sia ben chiaro, non sto dicendo che sia brutto, per carità! Dico solo che paragonato ad Acciaio è nettamente inferiore. Tutto qui.

martedì, febbraio 04, 2014

La vita, il sole, la felicità

Finalmente il sole. Dopo giorni grigi di pioggia intensa, vento, strade allagate, fiumi esondati, biancheria stesa che tarda ad asciugare e temperature rigide, oggi finalmente il cielo è azzurro, solo a tratti screziato da bianche e rassicuranti nuvole. Lungo le strade sono rimaste solo tante splendide pozzanghere che riflettono un mondo  pieno di colori.

Non avrei mai pensato di potere essere così meteoropatica. Fino a ieri non avevo voglia di fare nulla, le idee scarseggiavano e mi sentivo così inutile. Oggi invece tutto appare con una luce diversa: ho voglia di uscire, di stare all'aria aperta, di respirare, di camminare, di vedere cose nuove e di alimentarmi di nuovi stimoli.

A volte mi chiedo come sarebbe vivere lontano da qui, magari in un'altra città, magari a Londra. Mi è piaciuta tantissimo, non avrei mai pensato che una città così grande e caotica potesse affascinarmi così tanto. Ho amato soprattutto quel senso di libertà e quella consapevolezza che tutto è possibile: starsene sdraiati su un prato, circondati dall'erba verde e rigogliosa, a destra un antico palazzo dimora reale, a sinistra un immenso lago dove anatre, papere e cigni trovano ristoro; entrare in una ceffetteria, bere un te al limone  e zenzero e mangiare un brownie cioccolattoso che si scioglie in bocca; passeggiare la sera lungo le sponde del Tamigi, ammirare palazzi antichi e moderni che si specchiano nelle acque e si riflettettono come fossero la porta per un universo parallelo; visitare musei, assaporare l'arte in tutte le sue forme, così bella, così a portata di mano, così raggiungibile, così normale; spostarsi in modo rapido e funzionale, saltando da un treno ad un altro, da un bus ad un altro, senza nessun intoppo.

Quella settimana a Londra è stata bellissima, indimenticabile e devo ammetterlo, mi manca. Ma riuscirei mai a vivere in una città dove piove 300 giorni all'anno? Durante quei giorni sono stata fortunata, il cielo era sempre limpido, il sole splendeva fino a pomeriggio inoltrato ed ero circondata da mille colori: il verde dei  tantissimi parchi; il rosso dei bus; il giallo, il nero e il bianco dei taxi; i colori pastello delle facciate dei palazzi. Ma come sarebbe stato se invece del sole ci fosse stata la pioggia? E come sarebbe vivere in un posto simile, dove il grigio avvolge ogni cosa e l'umidità ti penetra nelle ossa?

Dopotutto alle comodità, all'efficienza, alla puntualità e ai servizi ci si abitua e finirei come quei tanti che si lamentano perché il treno ha 2 minuti di ritardo. Mentre al sole, al mare dietro casa, all'aria e ai colori non ci si può disabituare, non si può mai esserne sazi, non si può ami non desiderarli.

E forse questo è il vero problema.

venerdì, gennaio 03, 2014

Io amo la Sicilia

E' passata un'infinità di tempo dall'ultima volta che ho pubblicato un post. Si lo so, ogni volta dico così, mi impegno a riprendere a scrivere, magari lo faccio per qualche settimana, e poi di nuovo nulla. La verità è che ho troppi blog da gestire. il mio ultimo progetto si chiama "Io Amo La Sicilia" e lo trovate qui http://www.ioamolasicilia.com/

Ho deciso di creare questo sito per un motivo molto semplice. In qualunque parte del mondo la parola Sicilia viene sempre associata a mafia. Ora non sono una di quelle persone che chiude gli occhi, che finge che i problemi non esistono e che la mafia sia un fenomeno di poca rilevanza. Non è così, purtroppo. Ma la Sicilia non è solo mafia, c'è molto di più. Ci sono tanti tesori e meraviglie: storia, cultura, leggende, arte, natura e tantissimo altro. il mio desiderio è riuscire a raccontare la Sicilia nei suoi aspetti migliori, perché tanto degli aspetti peggiori ci sono già altri che se ne occupano con successo.

Riuscire a mostrare la bellezza della Sicilia al resto del mondo: questo il mio intento.

Dopo 8 mesi di lavoro mi sono resa conto che in realtà il resto del mondo lo sa che la Sicilia è una terra bellissima. Siamo noi siciliani che non lo sappiamo. E questo è davvero l'aspetto più triste!