lunedì, febbraio 19, 2007

Arrivederci piccole donne

Titolo: Arrivederci piccole donne
Autore: Marcela Serrano

Difficile trovare qualcuno che non conosca la storia delle quattro sorelle March, nate dalla penna di Louisa May Alcott e protagoniste non solo del suo romanzo più famoso, “Piccole donne”, ma anche di molteplici sceneggiature ad esso ispiratesi. La storia di 4 ragazzine che, vivendo un contesto storico non felice ed una condizione sociale non ottimale, sognano un futuro migliore, diventando delle donne realizzate, ognuna con aspirazioni differenti. Ma che cosa succede quando questi sogni si realizzano senza però portare quella gioia tanto sperata ma tutte le conseguenze del caso, a volte dolorose, a volte faticose, a volte difficili? Questo è quello che ci racconta Marcela Serrano nel suo personale remake del romanzo più letto dalle donne in età giovanile.

Protagoniste questa volta non quattro sorelle ma quattro cugine, che vivono come delle sorelle e che costruiscono il loro rapporto nelle lunghe estati passate al Pueblo, la segheria di famiglia, lasciata in eredità dal nonno e gestita da una zia. Lo scenario è il Cile, a cavallo del colpo di stato dell’11 settembre del 1978. Ognuna di loro incarna una delle sorelle March: Nieves, la più grande, come Meg, sogna di sposare l’uomo della sua vita, di fare tanti figli e vivere la propria condizione di moglie e madre; Ada, come Jo, è l’anticonformista del gruppo, ama scrivere, più di ogni altra cosa, sogna di diventare una scrittrice, porta i capelli corti e non indossa mai abiti femminili; Luz, come Beth, sogna di fare del bene al mondo intero, aiutando i più deboli e gli indifesi, anteponendo la loro vita alla propria; Lola, come Amy, sogna di diventare ricca e amata dagli uomini, lei che è così bella e così tenace. Ebbene tutte e quattro realizzeranno i loro sogni, ma si vedranno costrette a fronteggiare anche i cosiddetti “risvolti della medaglia”, quel quotidiano fatto anche di responsabilità e delle conseguenze delle rispettive scelte.

Un romanzo che quindi, a differenza di “Piccole donne”, si proietta in uno scenario più adulto, più realistico, più duro e senza troppi fronzoli. La vita è fatta di tutto questo ed i ricordi di infanzia, per quanto belli e profondi possano essere, restano appunto dei ricordi e nulla più, destinati a segnare la vita come un fardello da portare dietro per sempre. Il romanzo, che ha inizio nel 2002, quando le cugine sono già adulte, ripercorre come una specie di lungo ricordo tutti gli anni precedenti, ed in particolare l’ultima estate trascorsa al Pueblo in cui prima i risvolti sentimentali di alcuni dei protagonisti e poi la rivoluzione costringerà ad un cambiamento radicale alle vite di ognuna di loro, irrimediabilmente.

Una storia quindi che parla di donne, della loro forza e della loro debolezza, dei loro sentimenti, delle loro invidie, delle loro rivalità, come quella tra Ada e Lola per il cugino Oliverio, unico uomo protagonista della vicenda e che, seppure in maniera marginale, vivrà il suo dramma attraverso gli occhi delle donne che lo circondano. Che cosa resta alla fine quando essere diventata madre ti ha precluso ogni altro tipo di esperienza; quando essere anticonformisti ti ha isolato dal mondo intero; quando essere diventati buoni ti ha impedito di godere della tua vita; quando essere diventati ricchi non ti ha comunque dato la felicita? Che cosa resta se non tornare alla ricerca di quel passato, quando tutto ancora poteva essere e quando si poteva ancora sognare? Ma il passato porta sempre con sé tanta malinconia, e forse è meglio lasciarlo lì dove è piuttosto che vedere come tutto sia cambiato.

Molto amaro il finale.


Articolo pubblicato su Mediatroupe

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