giovedì, luglio 16, 2009

Uomini che odiano le donne e la maledizione dei best sellers


Ho sempre sostenuto che un libro, per essere considerato bello, deve innanzitutto essere scritto bene. Certo anche la trama è importante, ma è secondaria, perché se dopo 20 pagine di frasi brevi e grammaticalmente rozze, dopo parole banali che si ripetono e che si mescolano senza un minimo di criterio, dopo un trito di cose troppo uguali a se stesse, non è più ammissibile pensare di sprecare il proprio tempo libero per andare dietro ad un libro così tanto ingiustamente (a mio modo di vedere) acclamato come “Uomini che odiano le donne”.
Disgustata ho preso il volume abbastanza corposo (che inutile spreco di carta) e l’ho riposto in libreria, pentita di avere speso inutilmente i miei soldi (mai nessun libro era riuscito a resistere così poco tra le mie mani, e soprattutto senza nessuna possibilità di appello), ed ancora una volta pentita di essermi fatta ingannare dalla posizione alta nella classifica dei libri più letti. Mi è già capitato in altre due occasioni.
La prima volta con “Il codice da Vinci”. Lì a spingermi c’era la curiosità di un libro di cui tutti parlavano perché rivelava delle verità sconvolgenti che mettevano a soqquadro l’intera fede cristiana e che mostrava palesemente le prove del matrimonio di Gesù con la Maddalena e della sua numerosa stirpe di discendenti arrivata fino ad oggi. In realtà, già dopo le prime pagine, ho cominciato a nutrire una certa repulsione per lo stile letterario così infantile e poco ricercato. Va bene che si trattava fondamentalmente di un thriller, va bene che quello che contava era la trama (tra l’altro abbastanza fitta), però un minimo di stile letterario ci vuole. Altrimenti siamo tutti bravi a scrivere libri, basta che ci inventiamo una storia assurda che non sta in piedi neppure con tutta la buona volontà. Di questo libro comunque ne ho ampiamente parlato in un mio precedente post, e quindi è inutile dilungarsi ancora, perché il solo pensiero fa riaffiorare alla mia mente il disgusto per quanto letto. Per fortuna ai tempi me lo prestarono e non sprecai neppure un centesimo.
La seconda volta è capitato con “La solitudine dei numeri primi” che, oltre a godere del favore del pubblico (è stato per mesi il libro più letto in Italia) poteva pregiarsi di avere vinto il premio Strega 2008. Saranno stati tutti questi meriti, sarà stato il titolo così accattivante, sarà stata la copertina del volume così bucolica e che mi ricordava la Primavera di Botticelli: insomma, avevo un buono sconto, l’ho adoperato ed ero pure tutta contenta perché finalmente leggevo qualcosa di più contemporaneo (visto che le mie letture propendono sempre per il passato). Ammetto che all’inizio era piacevole e scritto discretamente bene, ma ad un certo punto tutta la trama si è persa, si è fatta ingarbugliata e lo stile narrativo ne ha risentito parecchio. È diventato così incomprensibile e così farraginoso che avevo quasi l’impressione che l’autore avesse ceduto il posto a qualcun altro chiedendogli di finire il romanzo come meglio poteva. Se è così facile vincere un premio letterario così importante, quasi quasi mi cimento pure io.
Ed infine eccoci ai giorni nostri, al nostro “Uomini che odiano le donne”. Ero in libreria, ho dato un occhiata ai libri più letti, ho pescato questo qui, ho letto una minirecensione che paragonava questa saga ad altre più famose come Harry Potter, e mi sono lasciata convincere, anche se ero un po’ riluttante. Lo leggerò in spiaggia, mi sono detta, ma non l’ho ritenuto degno neppure di questo. Per 30 pagine ho praticamente dormito senza capirci nulla fino a quando, sdegnata da questo modo di scrivere così banale, ho lasciato perdere ed ho concentrato le mie attenzioni su un altro volume. Volete sapere quale? Ok, ve lo dirò: Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi. Si, un libro che non ha nulla a che vedere con quelli che ho finora citato, ma che mi ha disintossicato dalla pessima scrittura e mi ha riconciliato con il mondo degli scrittori. Un sospiro di sollievo. Può darsi che vi parli di questo libro in seguito.