venerdì, novembre 27, 2009

La mia visione del natale

Che cosa dire del Natale: semplicemente che ne sono terrorizzata. Ogni anno è il solito lungo, massacrante e snervante itinerario.
Tutto ciò che ruota attorno al Natale mi stressa. A cominciare dagli addobbi: per quale ragione bisogna tappezzare la casa di nastri rossi e dorati, stelle di natale, alberi, fiocchetti, palline, aghi di pino, spruzzi di neve, candele e tutte le menate di questo mondo? Qualcuno me lo vuole spiegare il perché?Se il Natale è la festa della nascita di Nostro Signore, l’unico addobbo appropriato dovrebbe essere un presepe, anche uno piccolino, che ci ricordi l’importanza e la solennità dell’evento. Ma ovviamente il senso del Natale non può essere una cosa così banale, ed è per questo che dobbiamo ostentare pomposità ed un senso di allegria che si allontanano prepotentemente dallo spirito religioso ed abbracciano il consumismo più spietato. E così tutto diventa rosso: la tovaglia per la tavola, i tovaglioli, il servizio di piatti, il servizio di bicchieri, gli asciugamani in bagno, il tappeto di ingresso e persino le mutande. Roba da fare imbufalire il più placido dei tori.
Poi c’è la caccia ai regali. Per carità, fare e ricevere regali è una cosa molto bella ed emozionante, ma solo se fatta con il cuore e con sincerità. Ma quanti regali facciamo col cuore e con sincerità? Quanti regali sono invece un “obbligo”?Ovviamente non c’è mai tempo per pensare ai regali e ti riduci sempre agli ultimi giorni, quando i negozi sono affollatissimi ed inavvicinabili, le commesse super stressate, la gente impazzita, il traffico alle stelle e la roba sui banconi riciclata dai precedenti anni. E allora che cosa regali? Certo sarebbe bello riuscire a pensare a qualcosa di originale, di sfizioso, di innovativo, che sappia commuovere e allo stesso tempo essere utile, che sappia stupire e che non finirà nel ripostiglio a marcire insieme alle scarpe vecchie. Sì, sarebbe bello, ma 30 regali originali in 24 ore sono un record per tutti.E così, stretto nella morsa del tempo che sta per scadere, con la frenesia di chi ha ancora mille cose da fare, ti ritrovi a comperare le solite fesserie, che magari sono identiche a quelle dei precedenti anni, perché non te lo ricordi cosa avevi regalato lo scorso anno, e fra 2 giorni avrai dimenticato anche tutto quello che hai appena acquistato.
Certo, è vero, comperi tanti regali per gli altri e ti giochi in un giorno tutta la tua bella tredicesima, ma è pur vero che arriva anche il momento di ricevere. Dai, almeno piangi con un occhio. Massì, è mezzanotte, apriamoli questi benedetti regali, sottraiamoli alla loro staticità, prendiamoli da sotto l’albero, strappiamo la sgargiante carta rossa con le stelline dorate che vendono al mercatino 50 centesimi al metro quadro e consoliamoci con le nostre sorprese.Wow, una candela profumata! Proprio mi mancava, non ne avevo neppure una.Un golfino fucsia smanicato in lana spinosa e a collo alto. Ma guarda, lo cercavo da tanto tempo, starà benissimo con la gonna arancione che mi ha regalato la zia.E questo completino intimo rosso sgargiante di 3 taglie più grandi della mia. Mi servirà quando ingrasserò.E questo portafoto in finto argento. Starà benissimo accoppiato alla candela profumata.Il bottino di quest’anno comprende anche: una cesta natalizia con panettone, zampone, lenticchie e spumante preso da Eurospin; un set di bagnoschiuma, crema idratante e sapone al profumo di biancospino della Finlandia del nord; sciarpa, guanti e berretto in puro acrilico color grigio topo; una pirofila in finta ceramica tutta dipinta a mano con girasoli appassiti; e mille altre scemenze che non sai dove andare a piazzare.
Ma poi arriva il momento più solenne della giornata, l’immancabile messa di mezzanotte. 2 ore ad ascoltare il prete che ci rimprovera perché ogni anno siamo sempre di meno (e rimproveri proprio noi che invece siamo qui?), perché ci siamo lasciati prendere la mano dal consumismo, perché spendiamo tanti soldi mentre nel mondo tanta gente muore di fame, perché si sono smarriti i valori, e bla bla bla. E ti accorgi che sono le stesse identiche parole dello scorso anno, e dell’anno precedente, e di quello precedente ancora. Oramai neppure lui ci crede più in quello che dice, oramai le sue parole sono come la lettura di un copione già scritto, oramai il suo tono è stanco, sfibrato, atono. Finita la messa ci abbracciamo tutti e ci scambiamo gli auguri più sinceri, avvolti nelle nostre calde pellicce, con al collo una collana in oro da mezzo chilo regalo fresco fresco del nostro maritino affettuoso. Domani ci aspetta il nostro pantagruelico pranzo.
Ed eccolo il pranzo: decine di antipasti di varia natura, tra carne e pesce, tra dolce e salato, tra tradizione e modernità, tra sacro e profano; un abbondante primo che il più delle volte si traduce in una classica ma sempre ben riuscita lasagna; spiedini di carne, salsiccia, pesce al forno; contorni vari; baccalà, sfincione e rimasugli di pizza della sera precedente; una variegata quantità di dolci quali panettone, pandoro, pasticceria mignon, cassata, buccellato; spumante; caffè; cioccolatini vari e torroncini per il post pranzo.E dopo essersi riempiti le pance a più non posso, che cosa c’è di più salubre che rimettersi seduti attorno al tavolo per delle interminabili giocate a carte? Con il cibo stratificato sullo stomaco assisti a vere e proprie competizioni agonistiche, con soldi che vanno e vengono dalle tasche di tutti.

Ma ci sono anche le giocate a tombola assieme a vecchietti e bambini: “26. Come, 36? No 26. peccato, se era 26 facevo terno. Ma già se lo sono preso il terno. Di già? Mi sempre sfortunata devo essere. Tombola! E chi l’ha presa. Ma la bambina ovviamente. Meno male che se l’è presa lei…”.Nel tardo pomeriggio iniziano ad arrivare una valanga di sms di auguri, quelli che si mandano uguali a tutti gli utenti della tua rubrica, tanto hai la carta auguri e non paghi nulla. Indispettita di essere una fra tanti non rispondo a nessuno di questi messaggi, a meno che non si tratti di un sms indirizzato solo ed esclusivamente alla mia persona.E ci si appresta a fine serata, stanchi, distrutti, sfiniti. Non sono passate neppure 3 ore dalla fine del pasto eppure la tavola è di nuovo apparecchiata. Tutti dicono: “Ma no, sono sazio, non ho fame” eppure tutti finiscono per sedersi e mangiucchiare.Ce ne torniamo tutti a casa, col sorriso stampato sulle labbra, soddisfatti della bella giornata e con la voglia di ripeterla quanto prima.
Magari proprio a capodanno!!!!!!