lunedì, novembre 16, 2015

Lezioni di yoga: ma chi me lo doveva dire?

Ma chi me lo doveva dire che un giorno mi sarei iscritta ad un corso di yoga? Forse la domanda dovrebbe andare ancora più a ritroso: chi me lo doveva dire che un giorno mi sarei iscritta ad un corso che prevede una qualunque attività fisica? Siamo onesti, sebbene sia sempre stata contraria alla vita sedentaria, l'idea di un impegno fisso a settimana in cui occorre fare attività e pure fatica mi ha sempre lasciata molto più che perplessa. Ho sempre preferito fare a modo mio, con l'unico risultato di non avere la benché minima continuità.
Eppure adesso credo che i tempi siano maturi. E' un periodo di grande rinnovamento e tutto è iniziato dal taglio di capelli, involontario, accidentale, poco accettato, e via discorrendo. Ma c'è, e me ne sto facendo una ragione, anche se da qui a dire che mi piace ce ne corre di acqua. Di solito chi taglia i capelli in modo così radicale è perché ha bisogno di cambiamenti. Io ero in una posizione in cui di tutto avevo bisogno, fuorché di un cambiamento. Però adesso mi sto rendendo conto del contrario, che forse questa presa di coscienza forzata ci voleva, per dare davvero un taglio al passato, e soprattutto per costruire le basi di un nuovo futuro.
Perché yoga? Semplice, perché tutti quelli che me ne hanno parlato, mi hanno elencato solo benefici, e di fronte ai benefici non si può dire di no.
Trovare questo corso di yoga è stato relativamente semplice. Cercavo qualcosa vicino casa ed il primo centro che ho trovato, a 5 minuti di auto, era gestito da un tizio che si fa chiamare Showman. Si esatto, come uno dei personaggi del romanzo/film Io che amo solo te. Già mi immaginavo un Francesco Salvi pronto ad accogliermi e a spiegarmi i principi di questa antica disciplina orientale. Ma le apparenze spesso possono ingannare ed un tentativo l'ho voluto fare. Per fortuna al telefono non ha risposto nessuno e quindi ho desistito. E poi ho trovato un piccolo centro benessere a 15 minuti da casa, gestito da persone che mi sembrano molto valide e che fanno proprio al caso mio.
Domani prima lezione. Non vedo l'ora di cominciare.

martedì, novembre 10, 2015

X Factor e l'insostenibile leggerezza dei talent show

Ormai da qualche settimana ha avuto inizio la nona edizione di X Factor, uno dei primi e più amati talent show che va alla ricerca di nuove voci da lanciare nel mondo della musica. La formula è sempre la stessa, ovvero migliaia di giovani (e meno giovani) che si presentano ai provini e vengono selezionati da 4 giudici esperti del settore, per poi essere proposti ai live show dove, attraverso eliminazione diretta, ne resterà soltanto uno. Al vincitore un contratto con la casa discografica, tanta pubblicità e l'augurio di un grande successo. E fin qua nulla di nuovo. Quest'anno, per la prima volta, i giudici sono 4 musicisti che di dischi ne vendono parecchi, come Elio, Skin degli Skunk Anansie, Mika e Fedez. Insomma una bella squadra.

Confesso di avere seguito con un notevole entusiasmo alcune delle edizioni precedenti tuttavia, con il passare del tempo, questo talent show ha perso per me interesse. I motivi sono parecchi.
Innanzitutto la formula, sempre uguale, e quindi a lungo andare noiosa: le assegnazioni di brani già esistenti che vengono reinterpretati dai concorrenti con nuovi arrangiamenti, le esibizioni con tanto di coreografia spettacolare, i commenti che a volte sembrano esaltare problemi inesistenti e osannare banali prestazioni, il televoto e la consacrazione. Insomma, sempre la stessa solfa. Va bene direte voi, queste sono le regole, non è che si possa fare diversamente. Ed avete ragione, sulla formula c'è poco da fare. I problemi sono altri.

Quello che noto è che i personaggi più originali, estrosi, che possono portare innovazione, nella maggior parte dei casi vengono scartati, per fare posto a coloro che molto di più si adattano a quello che vuole il pubblico. Perché chi decide veramente chi deve andare avanti è sempre il pubblico sovrano. Ma poi il pubblico sa veramente ciò che vuole? Il bello dell'arte non è riuscire a sorprendere con qualcosa che nessuno si aspetta?
Spesso i commenti dei giudici sembrano pilotati, come se si volesse influenzare il giudizio finale, mandando avanti alcuni a discapito di altri. Complottismo? Non so, il dubbio però rimane.

Alla fine viene fuori un cantante che ha vinto interpretando brani bellissimi del passato (spesso in inglese) e poi viene "costretto" a fare un disco di canzoni più o meno commerciali, molte delle quali passano inosservate. A parte Mengoni che ha un successo strepitoso (e comunque ha dovuto faticare non poco, rischiando quasi l'anonimato), molti sono praticamente finiti nel dimenticatoio e altri si sono ricavati una piccola fetta di seguaci. Insomma quello che emerge non è tanto la mancanza di nuove voci ma la mancanza di autori interessanti. E' vero che le vie del successo sono sempre molto articolate ed incomprensibili, tuttavia l'innovazione negli ultimi anni si fa sempre più latente.
Ed è per questo che ultimamente seguo X Factor con notevole distacco.
Ma questa ovviamente è solo la mia opinione, che vale quanto il due di coppe quando la briscola è a mazze.

mercoledì, novembre 04, 2015

Le scarpe, la corsa ed il mare

Le vedete queste scarpe? Bellissime, vero! E pure molto comode. Le ho prese 2 anni fa con l'unico intento di indossarle solo ed esclusivamente per andare a correre, perché sono state concepite per questo, hanno una camminata fantastica che accompagna il piede nel suo movimento e riducono al minimo gli sforzi dell'articolazione. 
Ma in questi due anni le ho usate per fare tutto tranne che correre: escursioni, passeggiate, viaggi, arrampicate sugli scogli, foto di mareggiate con tanto di acqua fino alle ginocchia, e nessuna corsa. Vi starete chiedendo perché. Semplice, perché in questi 2 anni non ho mai corso.
I motivi potrebbero essere svariati. Innanzitutto ho il vago sospetto che il mio corpo sia incompatibile con la corsa e me lo comunica in tutti i modi possibili ed immaginabili. Per esempio non posso fare a meno di indossare i cerottini nasali, quelli che aiutano a non russare, perché senza di essi dopo 3 secondi non riuscirei più a respirare e finirei per soffocare di spasmi. Effetti indesiderati: nausea ed insonnia.
Dopo pochi passi comincia quel fastidioso dolore al fianco, tipo un coltello conficcato che non se ne vuole andare più e si placa solo dopo che ti sei fermato a prendere fiato. E poi c'è il prurito che ti invade dappertutto, sulla pancia, sulle gambe, sul viso: una tragedia!
Certo questi motivi potrebbero far desistere chiunque, ma il motivo principale della mia vita sedentaria è un ginocchio malandato, con cartilagine oramai consumata e dolori debilitanti che negli ultimi tempi hanno reso persino spiacevole camminare. Figuriamoci correre.
Poi in primavera fisioterapia intensiva, muscolatura che si è potenziata di parecchio ed un'intera estate trascorsa senza la benché minima traccia di dolore, neppure sotto sforzo, neppure sulla cima di una lunga scalinata. A questo punto perché non riprovare la corsa?
Complice un persistente stato d'ansia che mi accompagna oramai da settimane, una voglia sempre più crescente di buttare fuori tutta l'energia che ho dentro e soprattutto giornate soleggiate con un cielo bellissimo, oggi pomeriggio ho fatto debuttare le mie Nike che finalmente hanno adempiuto al compito per il quale erano state generate.
Solo 20 minuti tra corsa e camminata, per non appesantire troppo il ginocchio e vedere come va. Lo scenario era dei più invitanti, lungomare praticamente deserto, acqua calma e limpida, sabbia bianca ed immacolata, cielo terso e quel senso di pace che renderebbe semplice anche il compito più arduo.
Devo ammettere che nella corsa non ero serena, anzi ero preoccupatissima ed attenta ad ogni minima traccia di dolore. Qualche fitta ogni tanto ma nulla di compromettente. Invece tanto sudore e tanta voglia di ripetere l'esperimento nei prossimi giorni.

martedì, novembre 03, 2015

Guardare Kiss me Licia a 40 anni e trovarlo piacevole

Se mi avessero detto che a 40 anni mi sarei rivista tutte le puntate di Kiss me Licia con la stessa passione e smania di sapere come va a finire che avevo a 13 anni, forse gli avrei riso fragorosamente in faccia. Figuriamoci! A 40 anni avrò sicuramente ben altro di più importante da fare. Ma è bastato fare zapping una mattina, con la consueta tazza di yogurt e cereali per colazione, per imbattermi su Italia 1 e sulla seconda puntata del suddetto cartone animato, per risvegliare l'antico entusiasmo oramai sopito. Ah, la maturità dei 40 anni!
E siccome non avevo alcuna intenzione di seguire le puntate una al giorno, soprattutto in un orario in cui dovevo prepararmi per andare al lavoro rischiando di perdermi pezzi importanti della storia, perché non cercare su youtube? E Santo youtube ha fatto il miracolo e mi ha restituito un canale con tutta la serie caricata, puntata per puntata. Che dire se non "Wow"?

Questo cartone animato fu mandato in onda per la prima volta a metà degli anni 80, quando avevo circa 13 anni. A quel tempo frequentavo le scuole medie e sognavo anche io un giorno di incontrare il ragazzo dei miei sogni che avrebbe riempito la mia vita di romanticismo e smancerie, come è successo a Licia. In realtà, guardandolo con gli occhi adulti, scopro che si tratta di una serie zuccherosa e smielata fino al diabete, a tratti del tutto inverosimile, ricca di stereotipi ed ovvietà. Tuttavia questa accertata consapevolezza non mi ha per niente bloccata ed ho continuato a guardare puntata dopo puntata con lo spirito innocente e spensierato che avevo a 13 anni.
Vabbè ho esagerato, però vi posso garantire che sono veramente tornata indietro nel tempo e certe scene mi hanno fatto veramente commuovere. Vuoi vedere che ancora dentro di me dorme quello spirto romantico e sdolcinato ch'entro mi rugge? 

La protagonista, come si evince dal titolo, è Licia, ragazza di 16 anni, che vive a Tokio con il padre, il burbero ed apprensivo Marrabbio (che già il nome la dice lunga). Di giorno lavora al ristorante di famiglia e di sera frequenta il liceo. Licia è una ragazza semplice, dal carattere mite, molto dolce, senza particolari aspirazioni nella vita. E tutti si innamorano di lei: Satomi, Mirko e persino il piccolo Andrea, in cerca di una figura femminile che interpreti il ruolo di quella mamma che non ha mai avuto. Il personaggio di Licia a tratti è veramente fastidioso, perché è così altruista, sempre preoccupata a far stare bene tutti, così innocente e sognatrice, ingenua e "piagnucolosa", in poche parole del tutto irreale, oltre che il prototipo perfetto della figura femminile di un mondo maschilista, in cui la donna deve vivere in funzione del proprio uomo!
Tuttavia se pensiamo che questo cartone è ambientato nel Giappone degli  anni 80 e che i 16 anni di allora non sono i 16 anni di oggi, forse molte cose vanno più accettate come fattori storici che come prese di posizione. Del resto anche gli altri personaggi femminili, come Manuela e Marika, dal carattere più risoluto ed indipendente, in realtà sembrano avere poche aspirazioni per il futuro se non quello di sposare il proprio uomo e renderlo felice in tutto e per tutto.
Ma oltre alla storia ci sono le canzoni, cantate dai Bee Hive, questo gruppo pop che, con melodie molto anni 80 e capigliature dai colori improbabili, infiammava concerti affollati da ragazzine in pieno risveglio ormonale. Devo dire che le canzoni, seppure con parole un po' banalotte, hanno un sound ancora oggi molto accattivante. Lo so, se le ascoltassi oggi per la prima volta le scarterei dopo pochi secondi, ma il potere della memoria rende tutto molto più bello di quanto in realtà non sia.
E quindi viva i Bee Hive!

lunedì, novembre 02, 2015

Io che amo solo te

Certe cose ti inseguono a tal punto che prima o poi finisci per essere acciuffato. Avevo visto questo romanzo di Luca Bianchini in libreria già diverso tempo fa, praticamente quando uscì e, sebbene fossi attratta dalle innumerevoli recensioni positive, la lettura della trama non mi aveva del tutto entusiasmata. L'avevo un po' relegato nella lista dei "romanzi leggeri" magari da leggere quando si ha voglia di distrarsi, e per tale motivo è rimasto lì, in libreria, in attesa che mi decidessi a comprarlo.
Poi sabato scorso degli amici ci invitano al cinema a guardare proprio la trasposizione cinematografica di questo romanzo di successo e, complice quella famosa voglia di distrarsi che in effetti negli ultimi tempi si è fatta sempre più preponderante, ho ceduto alla tentazione e sono andata a vederlo.
Confermo che la trama non è nulla di così innovativo. Si tratta di una commedia romantica leggera e divertente, come ce ne possono (e ce ne sono) tante in giro. Protagonista l'amore in svariate sfaccettature, come quello tra due giovani che si apprestano al matrimonio tra mille dubbi e ripensamenti, o come quello tra due persone non più giovanissime ma che a causa dei pregiudizi hanno dovuto rinunciare alla propria felicità. Tuttavia a volte a fare la differenza sono altri aspetti, come la capacità di raccontare, personaggi attuali e ben strutturati, un contesto pittoresco come quello del sud Italia, cieli azzurri che mi hanno quasi fatto dimenticare la pioggia scrosciante fuori dal cinema, attori molto bravi ed un paio di ore durante le quali  ti rilassi e ti diverti in modo intelligente ed ironico.
Devo ammettere che sempre più sto apprezzando il cinema italiano rispetto a quello americano, specie se nel cast ci sono attori davvero molto bravi come l'intramontabile Michele Placido, la sempre divertente Luciana Littizzetto, Riccardo Scamarcio (la cui visione vale il prezzo del biglietto!) che trovo molto più a suo agio in ruoli comici che seri, e tanti altri ancora.
A questo punto non mi resta che cedere definitivamente alla tentazione e leggere qualche altro romanzo di Luca Bianchini.