sabato, ottobre 27, 2007

La guerra di Troia - capitolo 4 - La scelta di Paride

Che cosa è la felicità se non quella serenità interiore in grado di dare una valenza tale alle cose che ci circondano da non avvertire più il bisogno di nulla? E Paride si sentiva l’uomo più felice sulla terra perché aveva tutto: una moglie bella, tenera, affettuosa, dolce e premurosa; il monte Ida con i suoi fiumi, i boschi, i prati, l’erba e gli animali; le pecore da pascolare tutti i giorni al suono della sua musica. Ma il destino era pronto dietro l’angolo a capovolgere ogni cosa, pronto ad accendere il desiderio verso mete fino ad ora impensate.

E il destino si materializzò davanti agli occhi di Paride un giorno che sembrava uguale a tanti altri. D’improvviso gli apparve Ares, dio dalle ali alate, che gli propose di scegliere chi fra Era, Atena e Afrodite fosse la dea più bella dell’Olimpo. Superato l’iniziale spavento per l’apparizione improvvisa, il giovane Paride non poté fare a meno di rimanere pietrificato di fronte alla bellezza delle tre dee e gli parve di non avere mai visto niente di così straordinario in vita sua. Le tre dee, dal canto loro, vista l’indecisione del giovane, prima si spogliarono completamente nude, mostrandosi in tutto il loro splendore come si fa nei migliori concorsi di bellezza, poi decisero di utilizzare un’arma che fin dall’inizio dei secoli ha sempre dato i suoi buoni frutti: la corruzione.

Era, moglie di Zeus e quindi madre di tutti gli dei, fu la prima a farsi avanti e gli promise potere e ricchezza su tutta l’Asia e sul mondo intero. Atena, della saggezza e della guerra, per tutta risposta gli promise intelligenza e abilità in tutte le arti. Ma Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, sapeva bene come riuscire a convincere un uomo, perché di fronte ai piaceri della carne non c’è nulla che tenga, né ricchezza, né potere, né fama, né gloria. E così gli promise l’amore di Elena, la donna più bella del mondo.

Di fronte ad una tale prospettiva Paride non seppe dire di no e subito le consegnò la mela. Afrodite, raggiante come non mai, si prese il suo bel trofeo mentre le altre 2 stizzite se ne tornarono con la coda fra le gambe, non prima di avere rivelato a Paride la verità sulle sue origini. La vita di Paride era sconvolta: che cosa ci faceva ancora lì sul monte Ida a pascolare pecore, lui che era un principe figlio di re? Perché continuare ad indossare abiti lisi fatti con stoffe grezze quando avrebbe potuto indossare vesti pregiate con finimenti dorati? Che cosa ci faceva ancora con una pastorella quando lui poteva avere l’amore di Elena, la donna più bella del mondo? Dico, ci pensate? La donna più bella del mondo, ed era sua, solo sua!

Quanto è fragile la felicità di un uomo, basta poco per trovare irritante tutto ciò che fino a quel momento ci aveva soddisfatti. Approfittando di alcune gare olimpiche Paride lasciò tutto e tutti, lasciò Enone che lo pianse per anni e anni, e raggiunse la città. Vinse tutte le gare ed alla fine rivelò al padre Priamo la sua vera identità. Priamo ed Ecuba, dimentichi dei motivi che li avevano spinti all’abbandono, riabbracciarono il figlio per farlo diventare un vero principe. Che ne era del sogno funesto fatto da Ecuba? Che ne era della previsione degli indovini? Solo Cassandra piangeva e si dimenava perché sapeva quale infausto destino si stava per abbattere sulla sua amata città, ma ovviamente nessuno le credeva.

Già Paride era bello di suo ma vestito come un vero principe faceva la sua porca figura! Tutte le fanciulle gli sbavavano dietro ma lui aveva una missione: trovare Elena e farla diventare sua moglie. L’occasione gli si presentò poco dopo. Infatti il padre lo mandò in missione per mari e quando seppe che Elena viveva a Sparta e che era moglie del re Menelao, si precipitò subito nella città greca per compiere il suo misfatto.



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1 commenti:

Anonimo ha detto...

Anche gli dei corrompono, dove andremo a finire?

Interessante anche la quarta parte, anche se credo sia quella più conosciuta.