mercoledì, gennaio 23, 2008

L'amore ai tempi del colera - Il film


Un film di Mike Newell. Con Javier Bardem, Giovanna Mezzogiorno, Benjamin Bratt, Catalina Sandino Moreno, Hector Elizondo, Liev Schreiber, Fernanda Montenegro, Laura Harring, John Leguizamo. Genere Drammatico, colore 138 minuti. - Produzione USA 2007. -

La cosa triste sapete quale è? È che tutti coloro che hanno visto il film ma non hanno letto il libro si sono convinti che la storia sia così come l’hanno vista sul grande schermo. Niente di più sbagliato.

Non che la trama del film abbia avuto particolari variazioni, anzi bisogna dire che si è attenuta al romanzo ed anche i tagli apportati non sono stati così drastici, tuttavia è l’effetto finale che ha sbagliato completamente direzione.

Innanzitutto manca la passionalità, il trasporto, la carica emotiva che trasmettevano le pagine di Marquez. Anzi se c’è una cosa che bisogna sottolineare è che, sebbene leggere Marquez non è mai facile, quello che però piace è la passionalità tipica dei sudamericani che trasuda dalle sue pagine. Non si legge Marquez perché ci si vuole rilassare; non si legge Marquez sotto l’ombrellone; non si legge Marquez la sera prima di addormentarsi (anche se a volte ispira proprio il sonno); ma si legge Marquez perché si vuole fare un viaggio in un mondo carico di forti emozioni che ti rimangono dentro anche se pensi che è tutta finzione letteraria.

Ebbene questa passionalità nel film manca. Ed anche i personaggi risultano un po’ accennati e lasciati a metà. Tutti loro sono combattuti da quelle che sono le regole della ragione e quelle che sono le regole (anche se non si dovrebbero chiamare così) del sentimento e della passione. E siccome sono due cose che fra di loro cozzano assai, il loro intento di farli convivere si trasforma in un tormento. L’unico ad abbandonarsi alla passione, tralasciando tutte le convenzioni del caso, è Fiorentino Ariza, che non è un poveretto qualunque che si dichiara innamorato di una donna e poi, per dimenticarla, va a letto con altre 600 fanciulle. È tutto sbagliato, non è questa la sua vera natura e non è questo il suo intento. Lui non è un pazzo o un presuntuoso o un ometto che si attacca morbosamente ad un amore giovanile. In realtà dietro a questo amore c’è tutta la purezza di un sentimento vero che va ben oltre ogni cosa. E che importa se per coronare il suo sogno dovrà aspettare 50 anni e superare le barriere che lei continua a frapporre fra loro? E quando alla fine lui dichiara di essersi conservato vergine per lei, il pubblico ride fragorosamente. E grazie! Visto così fa veramente ridere, ma provate a leggere tutto il libro (sempre se ci riuscite) e poi vedete che l’effetto di queste parole cambia completamente.

Anche Fermina Daza è accennata e basta. Certo la Mezzogiorno nei panni di una sedicenne è poco credibile. La situazione migliora quando lei comincia ad invecchiare ed allora le espressioni cambiano e diventano più realistiche. Ora perché lei prima cede all’amore di Fiorentino e poi, per un motivo apparentemente così futile, lo lascia e si sposa con un dottore per il quale non sembra provare nulla? Non lo sapete vero! È ovvio, perché non si capisce nulla. In realtà Marquez ci spiega che Fermina incontra l’amore quando è troppo giovane ed ingenua per riconoscerlo, anzi ne ha paura e quando la ragione comincia a farsi spazio tra i suoi pensieri, allora lo disconosce e preferisce fare una scelta più ovvia e più saggia, salvo poi pentirsene per tutta la vita.

E Juvenal Urbino? Chi è veramente costui? È un medico, un bravo medico, capace di combattere il colera nel suo paese, ma anche un uomo che crede molto in certi valori e quando finisce per provare una forte attrazione per un’altra donna, anche lei sposata, vive questo momento con un tormento tale che non riuscirà più a dormire. Ma tutto questo nel film non lo si coglie.

In sostanza, che cosa rimane di questo film? Bè, da salvare c’è sicuramente la fotografia, che è a dir poco spettacolare e che rispecchia in pieno quelle che erano state le mie proiezioni mentali su tutta l’ambientazione. Per il resto un ritmo troppo lento, scene buttate lì a caso senza una connessione logica e tanta amarezza per qualcosa di veramente bello che però non è stato trasmesso. Ma dopotutto non era un’impresa facile.


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3 commenti:

Lucy ha detto...

Non ho mai letto nulla di Marquez, dopo la tua descrizione mi sa tanto che prenderò di nuovo in mano qualcosa, quantomeno "Cent'anni di solitudine" (l'hai letto? Piaciuto?)

Un film da vedere, se non l'hai fatto: Caramel

cassandra ha detto...

Se "L'amore ai tempi del colera" è ostico, "Cent'anni di solitudine" lo è 100 volte di più! Figurati che io ci ho messo 4 anni per leggerlo... Non ce l'ho fatat tutto d'un colpo, me lo sono dovuto somministrare a piccole dosi :-)

Lucy ha detto...

Hehe... meno maleee!!! :-)