venerdì, settembre 07, 2007

Correndo con le forbici in mano

Quando qualche mese fa avevo visto il trailer in tv avevo avuto l’impressione di una commedia brillante e molto fuori dal comune, capace di uscire fuori dagli schemi e proiettare lo spettatore per due ore in un mondo surreale e lontano ma allo stesso tempo vicino al nostro. Insomma un piccolo capolavoro mascherato da film di secondo ordine. Tuttavia per svariate ragioni non sono riuscita a vederlo al cinema. Ieri sera ero molto stanca e l’idea di uscire non mi aggradava più di tanto. L’unica cosa che poteva salvare la serata era affittare un film e così sono scesa al distributore più vicino. Rovistando tra i titoli sparsi sul touch screen alla fine è saltato fuori questo film che avevo dimenticato e così, ripensando all’entusiasmo di qualche mese fa, sono tornata a casa pensando di avere tra le mani qualcosa di molto interessante.

Fin dalle prime scene si capisce che c’è molta ironia nella trama anche se il ritmo è piuttosto lento. Ma è solo l’inizio, penso io, tra poco accadrà qualcosa di sconvolgente e la trama prenderà più velocità. E di cose sconvolgenti ne accadono davvero tante, credetemi, anche troppe ma il ritmo rimane lento e soprattutto molto, molto, molto fuori dal comune….

Il protagonista della storia è il giovane Augusten (che poi è l’autore del romanzo autobiografico da cui è tratto il film) che vive in una famiglia piuttosto problematica: il padre è un alcolizzato e finge di non avere un figlio; la madre è ossessionata dall’idea di diventare una scrittrice famosa ma si sente oppressa dal marito, e si affida totalmente alle cure del dottor Finch, uno psichiatra molto sui generis. Alla fine Augusten verrà abbandonato dalla madre e adottato dai Finch che lo accoglieranno nella loro strampalata casa.

Tutti i personaggi che ruotano attorno ad Augusten sono fuori di testa! A cominciare proprio dal dottor Finch che affronta la psicologia con un metodo del tutto personale e che legge messaggi subliminali persino nelle sue feci. Sua degna discepola è la figlia Hope che segue i consigli che il suo gatto le da durante il sonno. Di tutt’altra pasta è l’altra figlia Natalie che nella psicologia vede solo la manipolazione della gente per i propri scopi. A completare il quadro agghiacciante della vicenda ci sono la signora Finch, madre affettuosa che passa le giornate a vedere film dell’orrore e mangiare croccantini per cani, e il figlio adottivo Neil, gay e anche lui ossessionato dall’arte. In questa casa si vive alla giornata, senza programmi, perché tutto deve essere guidato dall’ispirazione quando arriva. E poco importa se a nessuno negli ultimi 2 anni non è venuta l’ispirazione di togliere l’albero di Natale o pagare le tasse.

Tutto materiale che potrebbe far pensare ad un film comico molto divertente, ma dopo 2 ore di proiezione in cui le labbra si sono mosse solo per sbadigliare viene da chiedersi: ma quando si ride in questo film?

Alla fine il sonno prende il sopravvento e così a stento comprendo la fine che faranno tutti i personaggi, con le loro scelte tanto impensabili quanto realizzabili.

Ma in qualche modo sono riuscita a cogliere la morale di questa storia (sempre che ci fosse davvero una morale da cogliere), ed ovvero quanto sia fragile la mente umana e quanto siamo facilmente suggestionabili da parole ed eventi. A volte abbiamo dei sogni ma non riusciamo a realizzarli e le motivazioni possono essere tantissime. È molto più facile dare la colpa agli agenti atmosferici, ai genitori che non ci hanno mai capiti e che ci hanno abbandonati, ai mariti troppo distratti che ci trascurano o ci opprimono, ad un mondo infame e bastardo, e a tutto il resto. Ma alla base di ogni malessere c’è l’ossessione, e l’ossessione porta solo verso la follia..

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