martedì, settembre 11, 2007

Carmen Consoli la cantantessa delle emozioni

La prima volta che l’ho sentita cantare dal vivo è stato nel lontano 1996. Il teatro Metropolitan di Palermo era gremito in ogni suo posto ed il pubblico attendeva con febbricitante attesa il concerto di Raf. Ma poco prima del concerto, da dietro le tende, comparve una ragazza con i pantaloni neri e la camicia verde, sola con la sua chitarra e senza neppure un palco. La riconobbi: era Carmen Consoli. Di lei si sapeva ancora poco: un apparizione a Sanremo e, nonostante il favore della critica, il successo del pubblico era ancora piuttosto lontano. Cantò 3 pezzi, con una grinta ed una rabbia in corpo impressionanti. Era come se lì davanti ci fosse l’uomo che per anni l’aveva fatta soffrire e lei le stava vomitando addosso tutto l’odio che aveva dentro. Certo che ne aveva di fegato la ragazza: non ebbe nessun timore reverenziale, non manifestò alcuna emozione nel cantare davanti ad un pubblico che stava aspettando un altro artista e tenne il palco con dignitoso distacco.

Poi nel 1998, dopo “Due parole” e “Confusa e felice”, uscì il suo terzo album, “Mediamente isterica”, e arrivò la consacrazione. L’album denunciava una certa maturità sia nei testi che nelle musiche: c’era la grinta e la rabbia di sempre, ma c’era anche una evidente femminilità ed una non indifferente sensualità che rendevano i suoi brani un mix esplosivo di passionalità e trasporto. Le parole non erano tenere, le storie che cantava denunciavano illusioni e tradimenti e le musiche erano forti e decise. Il tutto ovviamente accompagnato dalla sua voce inconfondibile e tagliente.

Non lo nego, era la mia cantante preferita. Diciamo anche che incontrò il mio favore perché a quel tempo stavo vivendo anche io una fase di rabbia esplosiva che tendeva ad uscire fuori e di femminilità che si manifestava poco alla volta nei miei stessi gesti. Sono andata a vederla cantare nuovamente dal vivo, ai Cantieri Culturali della Zisa, ed ho fatto un bagno di energia pura, assieme agli altri suoi fan.

Ma nel 1999 accadde qualcosa: il preludio alla svolta. Si presentò a Sanremo con il brano ”In bianco e nero”, dedicato alla madre e per la prima volta non c’era rabbia nei suoi testi, anzi, sembrava un ritorno sui propri passi. Questa volta Carmen non ce l’ha con qualcuno, ma anzi fa un analisi interiore del suo comportamento e si pente di tutte quelle volte in cui non ha ascoltato la madre e l’ha sentita per questo lontana. È un cambiamento radicale. Quella canzone non mi è mai piaciuta, forse perché mi aspettavo la Carmen graffiante di sempre ed invece mi trovavo di fronte ad una Carmen più rabbonita.

Quell’album, “Stato di necessità”, mostrava ancora tracce della sua rabbia in qualche brano, ma la canzone più bella, forse la sua più bella in assoluto, è “L’ultimo bacio”, colonna sonora dell’omonimo film. Una canzone struggente che parla di un ultimo bacio tra violini suonati dal vento e questa volta a tagliare l’anima è “il senso spietato di un non ritorno”. C’era una nuova Carmen adesso, una Carmen più dolce, più sensibile e più propensa ad esplorare nuove emozioni.

Nel 2002, a distanza di 3 anni dall’ultimo album di inediti, esce “L’eccezione”. È un album che non mi piace perché non mi rivedo più nei suoi testi. Carmen ha intrapreso un percorso diverso dal mio che ancora resta ancorato a retaggi di rabbia interiore che non smette di uscire. Adesso lei parla di rinunce, parla di ferite alle quali si reagisce con la malinconia mentre l’introspezione dei primi tempi oramai sembra così lontana.

Ignoro quasi del tutto l’ultimo album del 2006, “Eva contro Eva”, di cui ascolto sfuggevolmente qualche brano alla radio. Ma a marzo del 2007 Carmen Consoli approda nuovamente al Metropolitan, con un doppio concerto tutto suo e per fare felice il mio fidanzato gli regalo 2 biglietti per lo spettacolo. Eccoci di nuovo qua, al Metropolitan, come 10 anni fa, ma stavolta il pubblico è venuto per lei, per ascoltare la “Cantantessa” e per cantare a squarciagola le sue canzoni. Canta molti dei suoi brani più recenti che io non conosco e i più vecchi sono riarrangiati in chiave più teatrale. C’è poco spazio per la chitarra elettrica che un tempo faceva da padrona alla sua musica, ma questi nuovi arrangiamenti danno un’aria più “gitana” alle sue canzoni e l’atmosfera è molto bella. Lei poi è bravissima, sa tenere il palco, sa coinvolgere e soprattutto trasuda sicilianità in ogni atteggiamento. Una sicilianità che mostra con orgoglio, senza ostentazioni, senza forzature ma in modo del tutto naturale e che si fonde con la sua sensualità. È cambiata Carmen, adesso è una donna, una bella donna, e soprattutto è una grande artista.

A settembre si ripete, ma stavolta a piazza Magione, in un concerto gratuito offerto dalla Provincia. L’atmosfera è diversa da quella più raccolta ed intima del teatro, l’ambiente è più dispersivo ma lei interpreta lo stesso le sue canzoni con la forza e l’armonia che la contraddistinguono ed il pubblico numerosissimo ne resta ammaliato. Ed anche io in qualche modo ho “ricucito” il mio rapporto con la sua musica. I suoi nuovi brani non mi sembrano più così lontani da me, anzi li apprezzo e ne so cogliere le sfaccettature. Non canta più delle sua rabbia ma di storie di altre persone, storie di personaggi coraggiosi e un po’ anticonformisti (come lei), che nonostante tutto vanno avanti ed aspettano qualcosa…

Sì, il mio rapporto con la musica di Carmen Consoli si è ricucito perché Carmen Consoli canta da sempre le emozioni e ci riesce benissimo.


Tag: , , ,
Categories:

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel post :)
Complimenti!

Orazio°

p.s.: viva Cammela :D

cassandra ha detto...

Quando ci vuole ci vuole... :-)