lunedì, febbraio 09, 2009

La guerra di Troia - Capitolo 10 - Storia di Achille


A Teti non ne andava bene una. Già aveva dovuto subire l’affronto di sposare, Peleo, un comune mortale, lei che era fra le più belle fra le dee, lei che un tempo era circondata da spasimanti, e tutto questo solo perché uno stupido oracolo aveva predetto che il figlio da lei partorito sarebbe stato più forte di suo padre. Ma ora una nuova disgrazia le era piombata addosso: questo figlio, Achille, tanto desiderato e tanto agognato, era nato mortale come il padre, e come tale era destinato a lasciare questo mondo per vivere nell’Ade. Come accettare l’idea di vedere il proprio figlio crescere, invecchiare e morire? Come fare per renderlo immortale?
Una soluzione c’era: le acque del fiume Stige. Queste acque sacre avevano il potere di rendere immortale chiunque vi si bagnasse, ed è per questa ragione che Teti, tenendo il figlio per il tallone, lo immerse a testa in giù nel fiume, rendendo così il suo corpo impenetrabile a qualunque tipo di arma. Solo il tallone, unica parte del corpo a non essere stata bagnata, era vulnerabile e questo era un segreto che Achille avrebbe dovuto custodire gelosamente (avrebbe, ma non lo fece. Questo però ve lo racconterò in seguito).
Achille fu affidato alle cure del centauro Chirone, che lo nutriva di prelibatezze quali midollo di leone e cinghiali per trasmettergli la forza, e miele e midollo di cerbiatto per renderlo agile, persuasivo e dolce.
Achille crebbe così bellissimo, forte, valoroso, puro di sentimenti, abile con la spada, abile nell’arte della parola, della musica e del canto. Disprezzava la menzogna, difendeva i più deboli e combatteva contro ogni sopruso. Era impossibile non volergli bene, la sua fama si sparse ovunque, molte fanciulle agognavano di sposarlo e gli dei gli diedero addirittura la possibilità di scegliere tra una vita breve ma gloriosa ed una lunga ma anonima. Achille, che era affamato di gloria e di immortalità, scelse la prima soluzione, perché nulla rende più immortali della memoria delle imprese valorose. Decisione che invece non fu ben accolta dai genitori che avrebbero voluto tenerlo accanto a loro il più a lungo possibile.
Lo scoppio della guerra di Troia mise in pista due altri potenti oracoli: il primo diceva che senza Achille gli achei non avrebbero mai vinto la guerra; il secondo invece diceva che a Troia Achille avrebbe incontrato la morte. Entrambi dicevano il vero perché, si sa, gli oracoli non mentono mai, e se da un lato gli achei, guidati da Ulisse, si misero alla ricerca disperata del figlio di Peleo, dall’altro Teti, per proteggere il figlio, lo fece nascondere a Sciro dove, travestito da donna, viveva tra le figlie del re Licomede. Lì Achille, noto per le sue frequenti passioni, si innamorò di Deidamia e da essa ebbe un figlio, Neottolemo. Sembrava fatta ma Ulisse, a cui ancora bruciava l’idea di essere stato scoperto e costretto a partire, aveva tutte le intenzioni di scoprire Achille. Travestito da mercante portò a Sciro gioielli per le donne ed un’armatura, alla vista della quale Achille si spoglio delle sue vesti femminili e si fece scoprire. La notizia della guerra infiammò il suo cuore: la gloria tanto cercata era lì, a portata di mano, pronta ad assoggettarsi alle sue imprese.
Sopraffatta dalla decisione del figlio Teti gli regalò dei cavalli ed un armatura, dono di nozze di Poseidone e di Efesto. Tutto era pronto, nulla poteva fermare il corso del destino.


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