giovedì, giugno 28, 2007

Che ne sarà di noi

Quando andavo alle elementari la maestra proponeva temi che avevano come argomento principale l’inquinamento della terra e le conseguenze di esso sulla nostra vita. Erano anni difficili quelli: il terrorismo in Italia mieteva tante vittime, la gente moriva allo stadio per vedere una partita e a Chernobyl una centrale nucleare esplodeva, spargendo sul mondo intero le sue radiazioni assassine. Anche se tutto questo era accaduto molto lontano da noi, si consigliava di non bere il latte e di non mangiare verdure, e si monitoravano i movimenti della nube tossica.

Le notizie del telegiornale non erano confortanti. Al di là della nube tossica c’erano altri problemi da fronteggiare, come l’imminente fine del petrolio, l’effetto serra, l’innalzamento delle temperature, l’aria inquinata, le foreste disboscate e il deserto che avanzava. Tutto ciò dipingeva un futuro assai difficile, per non dire quasi improbabile, in cui avremmo vissuto su un pianeta in disfacimento continuo. La panacea di tutti i mali sembrava essere la sensibilizzazione al buon senso e al rispetto per la natura. In poche parole sarebbe bastato ridurre l’uso delle automobili e degli spray deodoranti per migliorare sensibilmente la situazione. Ma ben poco migliorava e mi prendeva uno stato di angoscia tale che guardavo quasi con disprezzo chi continuava a vivere tranquillamente come se niente fosse. Come si poteva sposarsi, avere dei figli e programmare il futuro sapendo che presto la catastrofe ci avrebbe assaliti? Come pensare di vivere su un pianeta in cui l’aria era irrespirabile, le temperature insopportabili e l’acqua inesistente? Angoscia, terrore, paura e sgomento sono solo alcune delle sensazioni che ricordo.

Sono passai 25 anni da allora eppure niente è migliorato. Anzi tutto è peggiorato: le automobili sono aumentate a dismisura; le foreste stanno scomparendo sia a causa del disboscamento che degli incendi estivi; il petrolio non è affatto finito anzi sembra una fonte inesauribile che ci tiene in uno stato di schiavitù; le navi petroliere affondano al largo e spargono i loro liquidi sul mare, uccidendo flora e fauna; i ghiacciai si sciolgono repentinamente ed ogni anno centinaia di spiagge spariscono a causa dell’innalzamento delle acque; le alluvioni trasformano in acquitrini centinaia di centri abitati; gli uragani cancellano intere città; le temperature sono sempre più calde ed insopportabili; il clima sembra impazzito e gli sbalzi di temperatura sono all’ordine del giorno. Che cosa sta succedendo? Dove andremo a finire? Perché non si fa niente per migliorare la situazione? E soprattutto, possiamo fare davvero qualcosa per migliorare la situazione?

Alcuni studiosi sostengono che l’inquinamento atmosferico c’entri poco con la situazione che stiamo vivendo. Il nostro pianeta, in miliardi di anni di vita, ha subito tanti cambiamenti e, come ci sono state le ere glaciali, allo stesso tempo ci sono stati i periodi di surriscaldamento. E tutto ciò è avvenuto in modo graduale, nel corso di migliaia di anni. È a causa di questi eventi così catastrofici che molte razze di animali si sono estinte (vedi i dinosauri), mentre altre hanno subito dei cambiamenti necessari per adattarsi alle nuove condizioni climatiche. Se così fosse, allora noi che cosa possiamo fare? Poco e niente, perché fermare il corso della natura è praticamente impossibile.

Tuttavia la certezza della causa di questo strano periodo non la sapremo mai.

Non facciamo altro che dire “Non ci sono più le mezze stagioni” perché si passa dal caldo al freddo in modo repentino, eppure Leopardi, nel suo Zibaldone, già manifestava questo problema e a quel tempo l’inquinamento non c’era! A cosa dobbiamo credere allora? Perché nessuno ci da risposte serie e concrete? Perché siamo costretti a vivere in questo perenne stato di precarietà?



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