Se è vero che le colpe dei padri ricadono sui figli, per i greci queste ricadevano su tutte le generazioni future, senza fare sconto per nessuno. E la famiglia di Menelao aveva accumulato tante di quei crimini così infami e così brutali (che svariano dal fratricidio al patricidio, dallo stupro all’incesto) che ci sarebbero voluti millenni per espiarle tutte.
Se siete deboli di cuore o di stomaco, se non amate le storie truculente e sanguinolente, allora vi consiglio si saltare interamente questo capitolo, perché la storia che sto per raccontarvi è forse tra le più atroci e terrificanti che si siano mai raccontate nel mondo dei Greci. Se invece, spinti dal coraggio o dall’incoscienza, volete continuare a leggere, allora vi auguro fin d’ora un bel “In bocca al lupo”!
Tutto ebbe inizio con il bisnonno Tantalo che se si fosse chiamato Tontolo nessuno avrebbe notato la differenza. Il poveretto aveva invitato tutti gli dei dell’Olimpo a cena a casa sua ma quando si accorse che il cibo era insufficiente ebbe la geniale pensata di cucinare il figlio Pelope per ovviare alla mancanza ed evitare una brutta figura. Ma poiché nulla sfuggiva all’occhio attento degli dei, l’inganno venne scoperto, Pelope riportato in vita e ricomposto esattamente come era prima e Tantalo condannato a patire la fame per l’eternità.
Crescendo Pelope si fece una vita per conto suo ma, essendo degno figlio di suo padre, finì anche lui per commettere una scemenza. Difatti chiese all’amico Mirtilo di truccare i carri con i quali poi vinse una gara decisiva per la conquista della mano della principessa Ippodamia e il trono di Micene e poi, temendo che l’amico rivelasse la verità, lo uccise come niente fosse. In punto di morte però Mirtilo ebbe il tempo di pronunciare le sue ultime volontà che altro non erano che maledizioni contro Pelope e contro tutti i suoi discendenti. E quando si trattava di maledire qualcuno, si sa, gli dei erano sempre ben disposti.
Atreo e Tieste, i figli gemelli di Pelope non erano certo ragazzini tranquilli e commisero tante di quelle atrocità che è quasi impensabile credere che fossero umani. Basti pensare che, ancora fanciulletti, si divertirono ad uccidere il fratellino Crisippo appena nato. Poi litigarono a morte per contendersi il regno e nel frattempo stupravano mogli e figlie proprie e dell’altro con una naturalezza quasi sconcertante. Le situazioni familiari di entrambi sono piuttosto intricate e complesse. Sappiamo per certo che Atreo ebbe due figli, Agamennone e Menelao, mentre Tieste violentò la figlia Pelopia ed ebbe da lei a sua volta un altro figlio che fu chiamato Egisto.
Ma l’apice delle nefandezze si ottenne quando Tieste rubò la moglie ad Atreo e da lì la ferocia della vendetta non conobbe più limiti.
Fingendo di perdonarlo Atreo invitò Tieste a cena ma anziché offrirgli capretti e agnelli, decise di emulare il nonno e gli cucinò i suoi figli. Non contento gli aizzò contro l’ultimo figlio rimasto vivo, Egisto, che non avendo mai visto in faccia il padre, avrebbe dovuto completare l’opera uccidendolo ed eliminandolo per sempre dalla faccia della terra. Ma Tieste riuscì a farsi riconoscere in extremis dal figlio e a quel punto Egisto, nel capovolgimento di fronte della situazione, si scagliò prima contro Atreo (che colto di sorpresa, fu ucciso al primo colpo) e poi verso i cugini Agamennone e Menelao, del tutto ignari della situazione. I due principi però riuscirono miracolosamente a scappare e a correre a più non posso fino ad arrivare a Sparta, dove sapevano che regnava un re giusto e mite: Tindaro.
Fu in quella occasione che Menelao conobbe Elena, se ne innamorò perdutamente, la corteggiò, riuscì a fare breccia nel suo cuore e la sposò. E fu in quella occasione che Agamennone conobbe Clitennestra, sorella di Elena, se ne innamorò, ricevette da Tindaro la possibilità di riprendersi il suo regno e, tornato come vincitore, la sposò.
Ma da quelli che sembravano due buoni matrimoni sarebbero venute tante di quelle disgrazie per i greci che ancora oggi le narriamo con il pathos che giustamente meritano.
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